Il libro del vangelo e il volto dell’altro
Fratelli, sorelle,
la nostra Regola non parla mai di lectio divina, mentre ne parlano le Tracce spirituali che inseriscono il discorso sulla lectio nel capitolo dedicato alla vita comune, non alla preghiera. La cosa più che curiosa è intelligente. La lectio divina quotidiana vi è descritta infatti come “aiuto per rinnovare ogni giorno la propria vita”. Unica infatti è la vita spirituale e trova nella pagina evangelica come nel volto dell’altro un sacramento grazie al quale entrare nella conoscenza di Dio e fare esperienza del Signore che ci parla sia nel vangelo che nel fratello, nella sorella.
La lectio divina è pedagogia alla vita spirituale, in quanto contiene la dinamica stessa della vita spirituale tout court. I movimenti essenziali della lectio, quelli che conosciamo e pratichiamo di fronte alla pagina biblica, sono gli stessi movimenti che applichiamo nell’incontro con l’altra persona, con il fratello, con la sorella, con l’ospite. La lectio divina funziona analogamente alla relazione con l’altro e viceversa.
Il momento della lettura nella dinamica della lectio è quello dell’ascolto attento dell’altro, dell’osservazione per cogliere chi l’altro sia, dell’attenzione all’altro per fargli spazio e non essere noi a proiettare su di lui, su di lei le nostre idee e precomprensioni. È un momento di decentramento da sé per conoscere l’altro come questi si presenta.
La meditazione è l’approfondimento di tale ascolto e osservazione che cerca di cogliere il profondo, il nascosto, ciò che dell’altro non emerge a prima vista, la sua sofferenza, il suo desiderio, ciò che gli brucia nel cuore, la domanda di cui è portatore.
Se la preghiera, nella lectio, dà inizio al movimento di risposta alla parola emersa dalla lettura e dalla meditazione e dice il coinvolgimento personale del lettore, nella relazione con l’altro questo indica la risposta dialogica che noi diamo all’altro, il nostro entrare in modo fecondo e vitale in rapporto con lui, il nostro coinvolgerci in modo responsabile con le sue parole e i suoi gesti. Indica il nostro restare colpiti e feriti, in ogni caso, riguardati dall’altro, fino a divenirne responsabili.
E questo coinvolgimento avviene davanti al Signore e ci porta, come nella contemplazione, a vedere l’altro alla luce della fede, con lo sguardo di Dio, a vedere il suo volto come rivelazione della presenza di Dio. Questo sguardo può davvero rinnovare, come dicono le Tracce spirituali, la nostra vita comune.
È importante cogliere l’essenziale unità e unicità del movimento della vita secondo lo Spirito che unisce libro del vangelo e volto dell’altro cogliendo come sacramento tanto l’uno quanto l’altro, e questo per custodire l’equilibrio della vita spirituale e cercare di obbedire al comando unico e duplice dell’amore di Dio e del prossimo e cogliere in unità tanto i momenti di solitudine in cella quanto i momenti di condivisione fraterna, di accoglienza degli ospiti e di incontro con altri.
Perciò, fratelli e sorelle, siamo sobri e vigilanti, perché il nostro Avversario, il divisore, come leone ruggente si aggira cercando una preda da divorare. Resistiamogli saldi nella fede cercando ogni giorno l’incontro con il Signore nella lectio divina e nella relazione con il fratello, la sorella, l’ospite. E tu, Signore, abbi pietà di noi.
fratel Luciano