La fede cristiana nell’Europa areligiosa - Fulvio Ferrario
Domenica 13 ottobre la Comunità ha ospitato la prima giornata di Confronti dell’autunno. Ospite della giornata è stato Fulvio Ferrario, pastore della Chiesa valdese e professore alla Facoltà teologica valdese di Roma, nonché professore invitato presso altri atenei (l’Istituto di studi ecumenici “San Bernardino” di Venezia e la Pontificia università teologica “Marianum”), il quale ha offerto una riflessione dal titolo La fede cristiana nell’Europa areligiosa.
A introdurre la giornata è stato il priore di Bose, fr. Sabino, il quale, nel presentare l’ospite della giornata alla numerosa platea presente, ha ricordato diverse sue pubblicazioni tra cui lo studio approfondito di Dietrich Bonhoeffer, lo sguardo attento alla contemporaneità e il libro dialogo/intervista con Paolo Ricca, pastore e teologo della Chiesa valdese recentemente passato al Padre.
L’Europa è sempre più una periferia del mondo, sia dal punto di vista civile/economico (si pensi a Cina, India, Russia…) sia, soprattutto, dal punto di vista cristiano. Siamo in un’epoca in cui il cristianesimo globale è in aumento, mentre in Europa il fenomeno cristiano è in riduzione, marginalizzato. Eppure è qui che noi viviamo ed è da queste prime considerazioni che si è mosso l’intervento del teologo.
Secondo Ferrario, l’ideale europeista nato alla fine della II guerra mondiale, che ha dato vita ad un’entità costitutivamente plurale (e questo è stato per l’Europa punto di forza e ora si rivela punto di fragilità) e accogliente delle diversità, oggi si trova svuotato… e che l’Europa abbia cessato di essere europeista (e quindi coerente con gli ideali che l’hanno costituita) lo si legge facilmente nelle politiche migratorie adottate recentemente in cui si inseguono le fobie delle destre sovraniste.
Siamo usciti da tempo dall’avere una coincidenza tra chiesa e società. È un processo avviatosi ormai da due secoli e che, tutto sommato, non è ancora finito. In questo modo è venuto meno quel supporto sociale che aveva permesso il largo diffondersi del cristianesimo in Europa (e altrove) e la scelta, la ricerca, la trasmissione di una vita cristiana ormai è affidata unicamente alla grazia dello Spirito… Non avere più una società che mi aiuta ad essere cristiano fa sì che oggi il cristianesimo richieda un alto tasso di consapevolezza e di convinzione… come sempre, in effetti… ma forse, in questa epoca di assenza di supporti sociali, un po’ di più.
Da cosa ripartire? Quali strumenti utilizzare oggi come cristiani per porci in dialogo con questa Europa acristiana? La risposta di Ferrario è semplice e insieme radicale: catechesi, liturgia, diaconia.
Catechesi, cioè l’annuncio del Signore Risorto, la formazione cristiana, una coscientizzazione profonda sul perché la vicenda di Gesù sia così importante per la persona, non il catechismo come si intendeva una volta con le sue definizioni. L’annuncio di quel Signore Gesù che interpella la vita di ciascuno, che la scomoda e la orienta, che pone davanti alle domande di senso, ormai facilmente e socialmente sopite, come chi sono?, da dove vengo?, dove vado?.
Liturgia, cioè lo spazio di incontro del singolo con la Comunità e della Comunità con il Signore. Se una volta si diceva che non bastava partecipare alla messa o al culto per potersi dire cristiani, oggi la partecipazione con regolarità alla liturgia è una scelta di vita fortissima ed eloquente ed è proprio tra quei cristiani che partecipano saltuariamente alla liturgia che si vive la più grande erosione delle Comunità cristiane e da cui si deve ripartire riconoscendo proprio la forte capacità aggregante tipica della liturgia.
Diaconia, cioè il servizio all’altro, al povero, all’ultimo. In questo le Chiese si sono spese molto a livello di ascolto, ricerca, assistenza… ma certe volte si è perso il proprium cristiano e si è diventati “solo” degli ottimi elargitori di servizi sociali. In tal senso la diaconia andrebbe un po’ risignificata, come scelta cristiana profonda, evidente sia per chi vive quel servizio, sia per chi lo riceve.
Catechesi, liturgia e diaconia sono ambiti che richiedono un supporto istituzionale per essere vissuti e realizzati e, conseguentemente, ciascuna Chiesa ha sviluppato tradizioni e linguaggi differenti per esprimerli… e lì la divisione delle Chiese è ancora evidente.
Dove, allora, un discorso ecumenico può essere possibile? Secondo Ferrario, ci scopriamo fratelli e sorelle in Cristo quando si può vivere un rapporto personale profondo che va alle radici dell’esperienza di credenti, quando, cioè, si parla della propria esperienza di Dio, delle cose ultime. È lì che ci possiamo scoprire uniti di fronte a Dio.
I temi presentati al mattino hanno avuto la possibilità di essere ulteriormente spiegati ed approfonditi nel pomeriggio grazie alle numerose domande del pubblico presente.