Una finestra su Dio
“Un’icona è una finestra che si apre su Dio. È come una vetrata in cui possiamo contemplare il sole senza pericolo per la retina … Nell’icona è creato uno spazio in cui si può incontrare Dio. In questo senso l’icona è una sacramento … Chi dipinge un’icona … renderà intelligibile qualcosa dello splendore di Dio. La sua opera diventa una nuova incarnazione …
Certo questo vale per la Trinità di Rublev, che viene spesso chiamata l’‘icona delle icone’ … Il punto di partenza dell’icona è una scena luminosa della vita di Abramo: ‘Il Signore apparve ad Abramo alle querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano presso di lui’ (Gen 18,1-2). Un solo Signore, tre uomini, narra l’autore della Genesi. Nel seguito del racconto gli uomini sono chiamati ‘messaggeri’ o ‘angeli’. Tutto ciò era sufficiente per leggere in quella pagina un’apparizione del Dio trinitario ad Abramo …
Chi contempla l’icona si trova lui stesso nella situazione di chi riceve il Signore a casa propria come ospite. L’ospitalità proverbiale di Abramo … ora tocca a noi farla rivivere. La Lettera agli Ebrei contiene un’allusione a questo esempio illustre: ‘Non dimenticate l’ospitalità: alcuni, praticandola, hanno accolto gli angeli’ (Eb 13,2). L’ospite è come un messaggero di Dio e Dio appare come un passante, un ospite per una notte … L’intervento di Abramo … rivela un mistero che si può raggiungere a ogni incontro con un estraneo. Perciò può rinnovare dall’interno le nostre forme attuali di accoglienza. Il nome che l’icona continua a portare in oriente è ‘L’ospitalità, l’amore per l’estraneo di Abramo’ …
A chi sta, dunque, dinanzi all’icona, il Signore appare. Entra a casa sua come ospite. Ma … il padrone diventa in modo sorprendente il padrone di casa. La relazione è invertita: chi accoglie viene accolto. Avviene sempre così con Dio. Infatti colui che, pieno di attenzione e di abbandono, dirige il proprio sguardo verso l’icona di Rublev, ha la certezza di essere accolto nella comunione di quelle tre Persone, come se fosse lui stesso, in quel momento, loro ospite …
Man mano che … fissiamo lo sguardo sull’icona della Trinità, arriviamo a essere influenzati sempre più dall’interezza della sua visione. Il nostro coinvolgimento non può che crescere: non si può più rimanere statici. Infatti in questo incontro con la triplice figura del Dio unico noi non finiamo in un faccia a faccia frontale, in un insopportabile vis-à-vis con una persona esclusiva. Siamo invece accolti in quel processo vivente dello scambio ininterrotto dell’amore che è in Dio.
Il carattere eminentemente personale dell’incontro con Dio, così essenziale, nell’esperienza religiosa cristiana, assume qui una configurazione precisa, ma non delimitata da un volto unico, fatale e inevitabile, che sarebbe perciò a noi contrapposto … Nella venerazione di questa icona, invece, ci accostiamo a Dio come immettendoci in un oceano infinito d’amore … espresso qui da questo movimento circolare incessante fra le Persone divine. L’impossibilità, infatti, di arrestare lo sguardo su una delle tre figure obbliga l’occhio contemplativo a proseguire il movimento; il che corrisponde in profondità alla vita dello Spirito: l’Amante non ritrova se stesso se non nel continuo superamento di sé nell’amore dell’altro. È come tuffarsi eternamente nell’amore, fino a perdersi in quella profondità senza fine. È così spezzata la rigida frontalità; e anche se il Figlio sta dinanzi a noi in posizione frontale, il suo atteggiamento è per noi uno specchio perfetto, dal momento che il suo sguardo è interamente rivolto verso il Padre. La nostra fede cristiana pone Cristo al centro del nostro orientamento verso Dio, ma lo fa in modo tale che ‘chi vede lui, vede il Padre’ (Gv 14,9) ...
Ciò che la chiesa ci propone di credere, cioè l’incarnazione di Dio e la divinizzazione dell’uomo: ecco quello che l’icona ci permette di vedere con i nostri stessi occhi. E ciò che in essa riusciamo a contemplare con attenzione comincia già a vivere in noi. Il ‘mistero della fede’ diventa chiaro, si mette ad ardere in noi, fuoco e luce, mentre il coinvolgimento non fa che crescere ...”.
(da B. Standaert, L’icona della Trinità di Andrej Rublev, Qiqajon, 1988)