Agape e comunità
Agape non è amore debole, passivo. E’ amore in azione. Agape è amore che cerca di preservare e creare comunità. E’ cura perseverante per la comunità anche quando qualcuno cerca di frantumarla. Agape è la volontà di coprire qualunque distanza per restaurare la comunità. Non si ferma al primo miglio, ma percorre anche il secondo miglio per restaurare la comunità. E’ volontà di perdono, non sette volte, ma settanta volte sette per restaurare la comunità. La croce è l’espressione eterna della lunghezza del percorso che Dio farà per poter restaurare la comunità frantumata. La risurrezione è un simbolo del trionfo di Dio su quelle forze che cercano di bloccare la comunità. Lo Spirito santo è la realtà in movimento che continuamente crea comunità attraverso la storia. Chi opera contro la comunità opera contro l’insieme della creazione. Perciò, se io rispondo all’odio con un odio ricambiato, non faccio altro che intensificare la frattura nella comunità disgregata. Io posso solo colmare il divario nella comunità disgregata venendo incontro all’odio con l’amore. Se io rispondo all’odio con l’odio, mi spersonalizzo perché la creazione è fatta in modo che la mia personalità può essere pienamente realizzata solo nel contesto della comunità. Brooker Washington aveva ragione quando diceva: “Non lasciare che nessuno ti spinga tanto in basso da costringerti a odiarlo”. Quando ti spinge così in basso, ti porta al punto di resistere alla creazione, e quindi di spersonalizzarti. In ultima analisi, agape significa un riconoscimento del fatto che ogni vita è interrelata. Tutta l’umanità è coinvolta in un singolo processo, e tutti gli uomini sono fratelli. Fino al punto che se io faccio del male a mio fratello, qualsiasi cosa lui faccia a me, faccio del male a me stesso. (Martin Luter King in “An experiment in Love – A Testamento f Hope”)