Convertitevi
23 giugno 2025
Mt 3,1-12
1 In quei giorni venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea 2dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!».
3Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaia quando disse:
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate isuoi sentieri!
4E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico.
5Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui 6e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
7Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all'ira imminente? 8Fate dunque un frutto degno della conversione, 9e non crediate di poter dire dentro di voi: «Abbiamo Abramo per padre!». Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. 10Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. 11Io vi battezzo nell'acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 12Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Compito del profeta è risvegliare la coscienza ad un profondo desiderio che la abita: la deposizione dell’uomo vecchio e la rinascita a novità di vita. Illuminante a questo proposito è la pagina evangelica di oggi, l’apparizione sulla scena di Giovanni il Battista. Una pagina che la lettura rende contemporanea a noi e noi alla pagina, per cui l’ “In quei giorni venne”, l’incipit del brano, diviene oggi “viene a noi”.
Chi viene? Un profeta di nome Giovanni, che significa “Dio fa grazia”, indossa l’abito classico dei profeti (Zc 13,49), in particolare di Elia (2Re 1,8) ritornato nella sua persona (Mt 17,9-13; Ml 3,23), e si nutre di miele a indicare la parola di Dio più dolce del miele al palato (Sal 19,1; 119,103).
Viene a noi un profeta singolare per il suo rapporto unico con Gesù, sottolineato a più riprese dall’insieme neotestamentario: è “l’amico dello sposo che esulta di gioia alla voce dello sposo” (Gv 3,2), non lo sposo; è il testimone della luce (Gv 1,8), non la luce ; è la voce della parola (Gv 1,23), non la parola; è l’occhio che vede il Figlio e lo annuncia (Gv 1,34), non il Figlio; è il dito che indica il passaggio dell’Agnello (Gv 1,35-37), non l’Agnello; è il messaggero dell’atteso (Mc 1,2).
Giovanni è puntuale nel precisare ciò che è e ciò che non è: non è il Cristo né il profeta atteso quale nuovo Mosè (Gv 1,19-23) , grida nel deserto “Convertitevi”, perché il regno dei cieli è vicino, si è avvicinato, è qui. Oggi viene a noi come appello di conversione, come chiamata a un mutamento di direzione: il vostro cuore sia verso Dio e la sua parola e darete “buon frutto”, così riassunto in Michea 6,8: “Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la bontà, camminare umilmente con il tuo Dio”. Questa la sintesi del messaggio profetico: ove ciò accade lì Dio regna. Questo è preparare la via al Cristo che viene a portare a compimento, la luce antica fatta pervenire al suo splendore.
A questo provoca il profeta: imboccare la giusta direzione che mette ordine alla vita, invertire rotta, una conversione significata e notificata dall’immersione in acqua, il battesimo di Giovanni che viene dato una sola volta e che si distingue dalle abluzioni rituali degli esseni e dal battesimo dei proseliti, per rendere possibile il contatto con gli ebrei. Immersione nell’acqua a significare e notificare tre cose: innanzitutto la presa di coscienza dell’essere lontani da ciò che si dovrebbe essere; poi il bisogno di essere lavati, puliti, restituiti alla propria verità, ovvero l’istanza della purificazione; infine l’anelito al “frutto della conversione”, uno stile di vita nel bene, umili e nonviolenti alleati di Dio e dell’altro, ovvero l’istanza del rinnovamento.
Una possibilità data a tutti, compresa la “razza di vipere”, ovvero chi è abituato a ritenersi illusoriamente a posto solo per appartenenza a una setta, a un gruppo religioso, a una Chiesa. Senza i frutti della conversione. Una falsa sicurezza che il Dio capace di trasformare cuori di pietra in cuori di carne (Ez 36,26) può smontare.
Giovanni è la profezia schierata per il monoteismo etico, è la profezia che coglie in “ colui che viene dopo di me” il “più forte di me di cui io non sono degno di portargli i sandali: egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile”.
Giovanni legge se stesso come non degno di essere servo di Gesù: compito dello schiavo era tenere e indossare i sandali al padrone. In secondo luogo egli coglie in Gesù colui che viene a immergere nell’acqua dello Spirito santo, energia divina che crea l’uomo nuovo, la nuova creazione somigliante a Cristo, visibile dal frutto di conversione che produce: la filialità in rapporto a Dio, la fraternità-sororità in rapporto all’altro, la cura in rapporto al creato, l’eternità in rapporto al tempo. Ecco l’uomo! Il battesimo d’acqua come aspirazione al nuovo si compie.
Infine Giovanni vede in Gesù il giudice escatologico che separerà grano e paglia, ma dovrà prendere atto (Mt 11,1-2) di un Messia mite e umile di cuore (Mt 11,29) venuto non a spegnere e spezzare (Mt 12, 15-20) ma a salvare dall’ira (1Ts 1,10). Oggi Giovanni viene a noi perché noi andiamo a Cristo e in Cristo a noi stessi: “Guardate a lui e sarete raggianti” (Sal 34,6).
fratel Giancarlo