24 maggio
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Vincenzo di Lérins (V sec.)
monaco
Il Martirologio Romano ricorda oggi Vincenzo di lérins, monaco vissuto durante il V secolo nel sud della Francia.
Vincenzo era nato probabilmente nell'odierna cittadina belga di Toul, in una famiglia agiata e importante. Egli poté dunque ricevere un'approfondita formazione letteraria e teologica. Tuttavia, come egli stesso ammetterà, esitò a lungo prima di assumere seriamente le esigenze e le ricchezze di una vita vissuta secondo il vangelo. A un certo punto, forse spinto dalle invasioni barbariche che in quegli anni suggerirono a parecchi membri dell'aristocrazia di emigrare verso il sud della Gallia, Vincenzo iniziò una vita solitaria a Lérins. La sua notevole cultura, applicata alla lettura delle Scritture e delle opere dei padri, gli consentì di acquisire un forte sensus fidei. Stimato come educatore e trasmettitore della fede, Vincenzo scrisse prima di morire la sua opera principale, l'unica a noi pervenuta, il Commonitorium. In esso, sotto forma di appunti stilati per soccorrere la memoria, Vincenzo afferma come soltanto la Scrittura possa offrire un canone, una misura della fede. Accanto ad essa, tuttavia, egli ricorda come soltanto ciò che è stato creduto da sempre, da tutti e dappertutto, appartenga in modo certo al deposito della fede.
L'insegnamento vincenziano, pur con tutti i suoi limiti, avrà una fortuna straordinaria nella storia della teologia, soprattutto in occidente.
TRACCE DI LETTURA
Ogni cristiano che intenda restare integro e incolume in una fede incontaminata, deve, con l'aiuto di Dio, munire la sua fede in una duplice maniera: con l'autorità della legge divina, innanzitutto, e poi con la tradizione della chiesa cattolica. Qualcuno però potrebbe obiettare: poiché il canone delle Scritture è perfetto da solo e più che largamente sufficiente a tutto, che bisogno c'è che gli si aggiunga l'autorità dell'interpretazione della chiesa? Perché la Scrittura, a causa della sua stessa sublimità, non è da tutti intesa in modo identico e universale. Le medesime parole, infatti, sono interpretate differentemente dagli uni e dagli altri. È dunque sommamente necessario, di fronte alle molteplici e aggrovigliate tortuosità dell'errore, che l'interpretazione dei profeti e degli apostoli si faccia a norma del sentire ecclesiale e cattolico. Nella stessa chiesa cattolica bisogna avere la più grande cura nel ritenere ciò che è stato creduto dappertutto, sempre e da tutti.
(Vincenzo di Lérins, Commonitorio)
John (+1791) e Charles (+1788) Wesley
presbiteri e innografi
La Chiesa d'Inghilterra ricorda oggi i fratelli John e Charles Wesley, iniziatori nel XVIII secolo del metodismo in terra inglese.
Figlio di un ecclesiastico anglicano, John seguì le orme paterne, ricevendo anch'egli l'ordinazione presbiterale e partendo missionario per la colonia inglese della Georgia. Il fallimento della missione gli fu tuttavia utile per mettere a punto il metodo che adotterà in seguito per la riforma spirituale della chiesa, a cui si dedicherà anima e corpo. A seguito di una forte esperienza religiosa, infatti, che egli stesso più tardi farà risalire al 24 maggio del 1738, John Wesley cominciò le sue missioni itineranti. Egli diede vita a molte piccole comunità di semplici cristiani, desiderosi di vivere radicalmente l'Evangelo a partire dall'ascolto orante delle Scritture e dalla partecipazione alla liturgia; nei cenacoli wesleyani vi fu una forte sottolineatura della dimensione comunitaria e una grande dedizione al servizio dei più poveri. Una spiritualità e una teologia equilibrate sono forse il segreto del successo lungo i secoli e in tutto il mondo che avrà il movimento metodista. A fianco di John vi fu sempre il fratello Charles, che trasformerà l'esperienza dell'amore di Dio vissuta nelle comunità metodiste in un'immensa produzione di inni, tra i più belli e i più biblici della liturgia occidentale. Per tutta la loro vita, John e Charles Wesley desiderarono rimanere fedeli alla Chiesa d'Inghilterra. Alcune loro decisioni, tuttavia, getteranno le basi per la nascita di una nuova entità ecclesiale: le Chiese metodiste.
Charles Wesley morì nel 1788, seguito tre anni più tardi dal fratello John, che morì nel 1791.
TRACCE DI LETTURE
Vieni, o Viaggiatore sconosciuto
che ancora io trattengo, ma non vedo,
i miei compagni all'altra riva mi hanno preceduto
e io sono rimasto solo assieme a te.
Con te io voglio stare tutta notte
e combattere fino all'irrompere del giorno.
Arrenditi a me ora: debole io sono,
ma nel disperare di me stesso io confido:
parla al mio cuore, parole di benedizione,
lasciati vincere dalla mia preghiera urgente,
parla, o mai ti muoverai di qui,
e dimmi se il tuo nome è Amore.
«È Amore, è Amore!», per me sei morto,
sento il tuo sussurro nel mio cuore.
Irrompe il mattino, fugge ogni ombra:
tu sei Puro Amore Universale;
per me, per ogni uomo si commuovono le tue viscere,
la tua natura e il tuo nome, è Amore.
(Charles Wesley, Giacobbe in lotta)
PREGHIERA
Dio di misericordia,
che hai ispirato John e Charles Wesley,
donando loro zelo per il tuo Evangelo,
accorda a tutti i cristiani
la loro franchezza nell'annunciare la tua parola
e un cuore sempre pronto
a gioire e a cantare le tue lodi.
Attraverso Gesù Cristo
tuo Figlio, nostro Signore,
che vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
un solo Dio, ora e sempre.
LETTURE BIBLICHE
Ez 2,1-5; Ef 5,15-20; Mc 6,30-34
LE CHIESE RICORDANO...
ANGLICANI:
John e Charles Wesley, evangelizzatori, innografi
CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Gregorio VII (+ 1085), papa (calendario ambrosiano)
COPTI ED ETIOPICI (16 bašans/genbot):
Giovanni, evangelista (Chiesa copta)
LUTERANI:
Nikolaus Selnecker (+ 1592), teologo in Sassonia
MARONITI:
Simeone lo Stilita il Giovane (+ 592), monaco
ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Simeone lo Stilita il Giovane, monaco
Cirillo e Metodio, apostoli degli slavi (Chiesa russa)
Nicodemo (+ 1325), arcivescovo dei serbi (Chiesa serba)
Cristoforo il Monaco (+ 1871; Chiesa georgiana)
Alessandro arcivescovo di Char'kov (+ 1940), martire (Chiesa ucraina)
VETEROCATTOLICI:
Vincenzo di Lérins, monaco