Il corpo non conforme
Al termine del nostro viaggio quale immagine esprime il cuore degli incontri che Gesù vive sulla strada? Il corpo non conforme.
Gesù incontra corpi non conformi all’ideale di norma della società. Il corpo non conforme è il corpo che non corrisponde alla norma di umanamente corretto di quella cultura o società. Sono proprio queste le persone incontrate da Gesù: una donna pagana (nemica religiosa per eccellenza), un mercenario pagano, un lebbroso, un uomo posseduto da spiriti impuri, una peccatrice, un’adultera, un fratello e delle sorelle single, un malfattore condannato a morte... e la lista potrebbe proseguire. Questi corpi vanno rimossi dallo sguardo, resi invisibili oppure letteralmente eliminati. Generano disagio. Testimoniano che la norma è precaria, che quello che diciamo e consideriamo “normale” in realtà è relativo e parziale, che i confini sono labili.
Gesù incontra i corpi non conformi. Gesù tocca e si lascia toccare da queste persone; ama e si lascia amare da loro; frequenta e si lascia frequentare dagli infrequentabili. Attraversa e trascende la paura del contatto. Ha sulle persone uno sguardo liberante, che concede loro di vedersi altrimenti. In questo sguardo traluce un pensiero divergente sulla realtà. È il regno di Dio, la “Santa anarchia” (Graham Adams) che sovverte l’ordine delle cose e scombussola le convinzioni.
Gesù genera uno spazio di libertà intorno a sé per chi incontra. Con la sua pratica di relazioni, Gesù contesta la categoria di normalità che è una forma di potere sulla realtà da parte dei gruppi dominanti. Per lui nessuna persona è fuori luogo nella sua realtà personale.
Camminando decostruisce l’idea di una forma universale ed astratta di essere umano rispetto alla quale le diverse situazioni personali si differenziano solo per difetto tramite la privazione di qualcosa. Al centro, invece, comincia a collocare l’idea della incommensurabile unicità di ogni persona colta nella sua contingenza vista non come un accidente.
Se ciascuno e ciascuna di noi è un’unicità incarnata, per Gesù non significa il chiudersi in se stessi. Tutti e tutte siamo esseri umani e in una prospettiva di fede figli e figlie amate da Dio. Perciò si diventa consapevoli della propria unicità incarnata stando a contatto con quella altrui. Siamo unicità incarnate interconnesse e parziali. È l’esperienza di Gesù: l’incontro con l’altro e l’altra gli fa sperimentare e comprendere meglio che cosa significhi per lui essere il figlio amato da Dio. Attraverso tali incontri scopre e accetta il proprio corpo non conforme e che tutti i corpi sono non conformi. Producendo questo spazio di libertà intorno a sé per altre persone, in realtà libera se stesso dalle grinfie della “conformità”.
Chiudiamo il nostro percorso con il discorso Chiara Bersani al ricevimento del premio Ubu 2018 come miglior attrice o performer under 35 il 9 gennaio 2019.