Nella prova, non disperare
Fratelli, sorelle,
a ogni compieta noi ripetiamo i versetti della prima lettera di Pietro che esortano a essere vigilanti, sobri, e a resistere all’Avversario, il Divisore, il Diavolo, che si aggira cercando una preda da divorare. Anche Gesù ha dovuto misurarsi con la potenza del Divisore, ed è proprio la Quaresima a ricordarcelo. Anche la nostra Regola non può esimersi dal menzionare la presenza del Divisore come dominante che è sempre pronta ad assalirci, a tenderci agguati, ad allontanarci da noi stessi, dagli altri e dal Signore stesso. Nel prologo, proprio all’inizio della Regola, si dice:
“Il Signore, che ti ha chiamato non deluderà le tue speranze, ti renderà saldo e ti difenderà dal divisore! Ricorda la promessa di Cristo: ‘non c’è nessuno che, avendo lasciato casa, campi, fratelli, sorelle, madre e padre, marito o moglie a causa di me e del Vangelo non riceva il centuplo, insieme alle tribolazioni, ora nella vita presente, e poi la vita eterna’” (RBo 1).
E più avanti: “Quando la comunità conosce giorni cattivi, tempi in cui è rara la parola di Dio, tempi di non chiarezza e di crisi mantieni la fedeltà alla comunità, ai fratelli che han lasciato case e campi per vivere con te! Questi giorni sono giorni di prova e di tentazione in cui il divisore passa al vaglio la tua vocazione come il grano. Confida che Cristo ha pregato anche per te affinché la tua fede non venga meno e tu associati in questa preghiera per i fratelli” (RBo 16).
All’inizio della Regola, quasi ad avvisare del pericolo che incombe su ogni vita monastica, ecco che subito si menziona il fatto che il Divisore attenta alla speranza. Sì, ciò che viene messo in crisi dal Divisore è la speranza. Togliere alle persone la speranza è la sua grande vittoria. Questa è la grande concessione che noi possiamo fare all’Avversario: perdere la speranza. La saldezza il Signore la concede a chi resiste alla tentazione della disperazione e questa resistenza si fonda sulla fede nella promessa del Signore: ricorda la promessa di Cristo.
Analogamente, quando la Regola parla dei tempi di crisi della comunità come tempi in cui il Divisore passa al vaglio la nostra vocazione (qui il riferimento è a Luca 22,31-32), la Regola chiede come esercizio spirituale di confidare nella preghiera di Cristo per noi, come pregò per Pietro (Lc 22,32). Si tratta di rinnovare la fede nella promessa di Cristo rivolta a chi ha lasciato tutto per seguirlo e di rinnovare la fede nella preghiera di Cristo per chi, seguendolo, si trova tentato di disperare, di abbandonare, perché non vede più chiaro, perché le opposizioni gli sembrano troppo forti per poterle sopportare. Dunque, la tentazione è sempre una prova della fede, e proprio così essa ci consente di andare più a fondo della nostra fede in Gesù quale Signore. Senza tentazioni e senza prove la fede si riduce a una mascherata.
Inoltre è solo grazie alle prove e alle tentazioni che poi sempre ci raggiungono attraverso eventi e persone, attraverso comportamenti irresponsabili e violenti che ci sbigottiscono e amareggiano, attraverso la pesantezza del quotidiano, che noi possiamo conoscere meglio noi stessi nei nostri punti deboli, possiamo conoscere meglio le nostre ferite. Così la prova e la tentazione hanno anche un valore rivelativo di noi a noi stessi e un valore pedagogico: ci mette non solo faccia a faccia con noi stessi, svelandoci parti di noi che prima potevamo ignorare, ma anche con la realtà, e con una realtà che spesso rivela un volto sgradevole, e che prima potevamo cercare di evitare, e poi ci mette faccia a faccia con altri, che pure rivelano aspetti e comportamenti inattesi e sconcertanti, e che prima potevamo permetterci di lasciar correre.
Ecco dunque che l’azione del Divisore, per quanto ci obblighi alla faticosa lotta, al faccia a faccia con noi stessi e con gli altri, ci spoglia e ci conduce a purificare la nostra fede in Gesù. Altrimenti, diciamocelo, ma a cosa si riduce il nostro credere? La nostra fede cristiana? Forse la nostra fede aveva bisogno di uno scossone, di uno squilibrante urto. Forse pensavamo che la vita cristiana e monastica dovesse essere senza urti e senza conflitti, senza sorprese amare e senza scandali. Ma così forse essa si riduceva a una scena di teatro, a un palcoscenico. Di fronte dunque agli assalti del Divisore e alle prove e alle tentazioni, non cediamo alla disperazione, ma anzi discerniamo che proprio lì, alla perdita della speranza, vuole condurci il Divisore.
Perciò, fratelli e sorelle, siamo sobri e vigilanti perché il nostro Avversario, il Divisore, come leone ruggente si aggira cercando una preda da divorare. Resistiamogli saldi nella fede, sempre ricordando la promessa di Cristo che non viene meno, confidando nella sua preghiera per noi e rinnovando la speranza. E tu, Signore, abbi pietà di noi.
fratel Luciano