Sulla stessa strada
Fratelli, sorelle,
la seconda domenica di Avvento ci pone di fronte la figura di Giovanni il Battezzatore. Ora, nel paragrafo ottavo della nostra Regola, all’interno del capitolo dedicato alla vocazione c’è un riferimento a Giovanni:
“Prima di te sulla stessa strada e vocazione, realizzata nel modo conveniente al loro tempo, hanno camminato Elia e Giovanni il Precursore, Basilio e Macrina, Benedetto e Scolastica, Francesco e Chiara, e tanti altri” (RBo 8).
L’amore per la persona del Battista ci porta anche a ricordare alcuni tratti della sua figura che noi monaci siamo chiamati a vivere e che possiamo vedere presenti in lui, sicché possiamo dire che Giovanni, il Precursore del Messia è, in certo modo, anche precursore della vita monastica.
Un primo aspetto decisivo nella vita e vocazione del Battista e anche nella vita e nella vocazione monastica è l’ascolto obbediente della parola delle Scritture. Giovanni ha dato carne alla pagina di Isaia divenendo, con la sua vita, via per il Signore. Giovanni non è solo uno che conosce le Scritture, ma che le vive. E per vivere le Scritture nella propria carne occorre viverle per tutta la vita. Occorre essere loro fedeli e declinarle nelle diverse situazioni in cui ci si viene a trovare, anche e soprattutto quelle di contraddizione, di ostilità, di inimicizia.
Un secondo tratto è quello della sobrietà e della povertà. Esemplificate in lui dalle indicazioni su come veste e su cosa mangia. L’austerità è tratto che lo accompagna ma che non può non accompagnare la vita di un monaco. Dice la nostra Regola: “tu cercherai di osservare un ritmo di spese e consumi economici adeguati alla vita della comunità, ai suoi bisogni e allo stile di vita semplice e povera di ogni cristiano. Esprimerai la povertà nel modo di vestirti, di comportarti, di usare dei beni comuni, nella scelta dei mezzi di trasporto senza moltiplicare le tue esigenze” (RBo 21). Se non c’è condivisione dei beni, se non c’è messa in comune dei proventi del proprio lavoro, se si tiene e si accumula per sé, questo ci estromette non solo dalla vita comunitaria monastica, ma anche della stessa vita cristiana. Dicono, infatti, gli Atti degli Apostoli: “Tutti i credenti avevano ogni cosa in comune” (At 2,44), “Nessuno considerava sua proprietà ciò che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune” (At 4,32). Sappiamo che questi testi sono anche all’origine della nostra vita comune.
Infine, Giovanni è colui che diminuisce davanti a Gesù, che fa spazio a chi viene dopo di lui, mostrando così la sua generatività, quasi, potremo dire, la sua paternità spirituale. Sappiamo bene come l’espressione “fare spazio” ricordi il testo di Matteo 19,12 che parla del celibato, dell’eunuchia per il Regno dei cieli. E tutto il rapporto tra Giovanni e Gesù nei vangeli esprime quel riconoscimento reciproco, quel rispetto radicale l’uno dell’altro, che è segno di un affetto maturo, di una relazione che non vuole fagocitare, di un rapporto vissuto nella mitezza. Non ci è difficile vedere in questi tre tratti del Battista appena ricordati tre elementi che ci rinviano all’obbedienza, alla povertà e al celibato. E che fanno del Precursore anche colui che ci aiuta a ritrovare l’essenziale della nostra vita e vocazione monastica.
Perciò, fratelli e sorelle, siamo sobri e vigilanti, perché il nostro Avversario, il Divisore, come leone ruggente, si aggira cercando una preda da divorare. Resistiamogli saldi nella fede, sapendo di avere in Giovanni il Precursore colui che continua a indicarci la vita per preparare la strada a colui di cui attendiamo la venuta. E tu, Signore, abbi pietà di noi.
fratel Luciano