Al vaglio del Vangelo
Fratelli, sorelle,
il capitolo della nostra Regola dedicato al Vangelo inizia con queste parole:
“Uno solo dev’essere il fine per cui tu scegli di vivere in questa comunità:
vivere radicalmente l’Evangelo. L’Evangelo sarà la regola, assoluta e suprema” (RBo 3).
Questa è un’affermazione decisiva che dice non solo la motivazione, ciò che sta dietro alla scelta fatta un giorno, ma anche il fine da rinnovare ogni giorno del nostro vivere in comunità. Una scelta si afferma e rimane se viene riscelta quotidianamente. E questa scelta, “vivere radicalmente l’Evangelo”, significa radicarsi nell’unica cosa necessaria, cioè andare all’essenziale. Radicalità significa essenzialità. Noi dobbiamo ogni giorno far passare al vaglio di questa parola della nostra Regola i nostri gesti, i nostri comportamenti comunitari, le nostre parole, le modalità delle nostre relazioni: vedremmo il contrasto stridente tra l’essenzialità evangelica e il superfluo, o perfino l’antievangelico, di cui ci nutriamo, avremmo l’occasione di vedere, se non siamo ormai completamente accecati, la distanza tra ciò che affermiamo e ciò che viviamo, tra l’amore evangelico per il prossimo e il nostro odio per altri, tra la mitezza di Cristo e la nostra prepotenza e arroganza, tra l’accoglienza e l’ascolto attuati da Gesù e le discriminazioni e le esclusioni messe in atto da noi, tra le parole di grazia che uscivano dalla bocca di Gesù e le parole violente o cattive che a volte noi pronunciamo.
Se “l’Evangelo è la regola assoluta e suprema”, essa è la misura su cui tutto dev’essere misurato e vagliato. Ma resta sempre un enigma: com’è possibile che quell’unico Vangelo a cui tutti e ciascuno ci richiamiamo e affermiamo di servire, trovi poi realizzazioni non solo diverse, cosa che è evidente e positiva, ma contraddittorie e perfino opposte? L’enigma consiste nell’avere parole di Vangelo sulla bocca e probabilmente anche intenzioni di vangelo nel cuore, ma poi comportamenti, relazioni e gesti in aperta contraddizione con il Vangelo. Come rendercene conto? Come uscire da questa impasse? Forse non vi è altra via che ascoltare la reazione degli altri al nostro agire e parlare, essere attenti a come loro recepiscono il nostro agire, a come rispondono alla nostra presenza, e prendere sul serio l’eventuale correzione che ci viene da loro. Perché se il Vangelo è la regola assoluta, i fratelli e le sorelle, dice ancora la Regola, sono la “regola vivente” (RBo 4). Perciò, fratelli e sorelle, siamo sobri e vigilanti, perché il nostro Avversario, il Divisore, come leone ruggente si aggira cercando una preda da divorare. Resistiamogli saldi nella fede e radicati nell’essenziale del Vangelo. E tu, Signore, abbi pietà di noi.
fratel Luciano