Orizzonte di speranza
Fratello, sorella,
“Tu sei stato chiamato ad essere un segno di amore fraterno!” (RBo 2).
Così la nostra Regola nel secondo paragrafo. E altrove la Regola si premura di specificare in cosa consista l’essere segno di amore fraterno: “Ricordalo: la vita comune significa radicalità di comunione nei beni spirituali, in quelli materiali, nella vita, nelle attività, nelle speranze, affinché tu sia veramente un segno di amore fraterno” (RBo 12). Lì vi sono indicatori che oggettivano quell’amore fraterno che rischia di essere poi vissuto in modo riduttivo come relazione privilegiata amicale o escludente con qualcuno.
La radicalità di comunione abbraccia la partecipazione alle preghiere comuni e alle liturgie, il servire i fratelli e le sorelle con l’ascolto, la pazienza, la correzione, con relazioni intelligenti e diversificate, comprende la condivisione dei beni, il non accumulare beni per sé, il non fare riserve di se stessi, riguarda un modo di vivere il lavoro senza occuparlo e farne un proprio feudo privato, oppure invadendo quello di altri, organizzandolo senza gli altri, senza informare gli altri, comportandosi da padroni più che da fratelli o sorelle.
La Regola ricorda anche la comunione nelle speranze. Perché solo l’orizzonte di attesa e di speranza crea la coesione profonda della comunità nell’oggi sull’essenziale. Per cui ognuno deve chiedersi: che cosa spero? Che cosa attendo? Che cosa mi fa vivere veramente? L’unità della comunità dipende anche da ciò che ciascuno nutre nel proprio cuore come speranza per sé e per la propria vita.
Essere segno poi, non significa far vedere, far credere, dare un’apparenza che non corrisponde alla realtà, creare una narrazione che dissimula in modo ipocrita la realtà. Significa invece entrare in una sacramentalità esistenziale per cui ciò che si mostra è anche ciò che realmente si cerca ogni giorno di vivere. Per questo altrove la Regola chiede di vegliare sull’autenticità del segno: “Cerca che la comunità sia un segno, veglia sull’autenticità di esso” (RBo 48) e chiede a ciascuno di essere “veramente un segno di amore fraterno” (RBo 12). Sì, perché l’amore, ci ricorda il Nuovo Testamento, può essere insincero, ipocrita, di facciata.
Perciò, fratelli e sorelle siamo sobri e vigilanti perché il nostro Avversario, il Divisore, come leone ruggente si aggira cercando una preda da divorare. Resistiamogli saldi nella fede e perseveranti nella ricerca di un amore fraterno autentico e non ipocrita. E tu, Signore, abbi pietà di noi.
fratel Luciano