Message de Olav Fytske Tveit, segr. gén. du COE
XXe Colloque œcuménique international
Les Églises chrétiennes comprennent aujourd'hui que les hommes et la terre sont en danger à cause de la consommation eccessive des ressources humaines
XXe Colloque œcuménique international
de spiritualité orthodoxe
L'HOMME GARDIEN DE LA CRÉATION
Bose, mercredi 5 - samedi 8 septembre 2012
en collaboration avec les Églises orthodoxes
TRADUCTION EN ITALIEN DU MESSAGE DU SECRETAIRE GENERAL DU CONSEIL OECUMENIQUE DES EGLISES
Ginevra, 3 settembre 2012
invio i miei cordiali saluti ai membri della Comunità di Bose e a tutti i partecipanti al XX Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa. Il tema di quest’anno – L’uomo custode del creato – è strattamente legato alla spiritualità ortodossa e anche al movimento ecumenico. Senza dubbio il convegno produrrà notevoli riflessioni ecumeniche e una profonda esperienza spirituale, come ha fatto negli anni passati.
La teologia ecumenica ha già imparato molto dalla tradizione ortodossa e dalla sua riflessione teologica circa le dimensioni teologiche e spirituali della relazione dell’essere umano con l’ambiente: da essa impariamo che tale relazione è fondata nella vita liturgica della chiesa. Dai teologi ortodossi la famiglia ecumenica ha anche imparato che la crisi ambientale è la conseguenza del peccato dell’uomo, una distorsione del dono di Dio.
Deve essere dato credito ai tentativi ecumenici per raggiungere le Chiese riguardo alla riflessione teologica sulla crisi ambientale. Come custodi della creazione di Dio, gli esseri umani sono responsabili delle relazioni con il mondo abitato. Nella comprensione ecumenica la crisi ambientale è indotta da fattori umani, e l’attività ecumenica in questo campo include la riflessione etica e teologica, lo sviluppo e la distribuzione delle risorse e la perorazione della causa ambientale a livello internazionale e nazionale[1]. La profonda convinzione che sta dietro all’azione ecumenica è che “noi possiamo prevenire il mutamento climatico, o almeno sappiamo abbastanza per ridurre il grado di mutamento climatico indotto da fattori umani”[2].
Fin dagli anni 1970 le Chiese sono state stimolate a prendere posizione riguardo alle questioni ambientali. Su iniziativa del Consiglio ecumenico delle Chiese, nel 1974 alcuni scienziati, teologi ed economisti hanno formulato il concetto di “sostenibilità”; l’anno seguente la quinta assemblea, tenutasi a Nairobi nel 1975, ha introdotto la questione della “società sostenibile”.
Dopo il convegno interortodosso sulla protezione ambientale, tenutosi nel 1991 a Creta, le Chiese ortodosse stesse hanno offerto significative proposte alla Chiese: una di queste fu quella di stabilire il 1° settembre come giorno di preghiera e intercessione per tutti. Prima di questo, nel 1989 il patriarca ecumenico Dimitrios aveva promulgato un’enciclica in cui proclamava il 1° settembre, il primo giorno dell’anno nel calendario della Chiesa ortodossa, giorno di preghiera per la salvaguardia della creazione, da osservarsi in tutte le chiese del patriarcato ecumenico.
Le Chiese cristiane oggi comprendono che gli uomini e la terra sono in pericolo a causa del consumo eccessivo delle risorse naturali da parte di una piccola percentuale della popolazione mondiale e che “i peccati di egoismo, indifferenza e avidità incallite stanno alla base della crisi ambientale … Il gemito della creazione e le grida delle popolazioni in stato di povertà ci mettono in allerta riguardo alla misura in cui la nostra presente condizione di emergenza sociale, politica, economica ed ecologica contraddice la visione di Dio per una vita in abbondanza”[3]. I cristiani devono credere che, come affermava Basilio il Grande, comprendendo la grandezza della creazione essi magnificheranno il Signore (cf. Basilio il Grande, Discorsi 16,3).
I cristiani in tutto il mondo ripetono le parole del salmo 103,22: “Voi tutte sue opere, benedite il Signore”, ma qual è la risposta cristiana alla crisi ambientale? I cristiani non devono forse condividere con tutti gli esseri umani le ricchezze della loro spiritualità che, tra le altre cose, richiede autodisciplina? Certamente l’ascetismo deve essere tenuto in seria considerazione da coloro che desiderano ripristinare una giusta relazione con la creazione di Dio.
Un certo numero di temi e concetti teologici profondi elaborati dalla tradizione ortodossa può dare forma alla risposta ecumenica ai nostri problemi ambientali, per la quale è vitale il monito alla metánoia/pentimento. Così recita l’Ufficio dei vespri per la salvaguardia del creato: “Con umiltà e dal profondo del cuore ti imploriamo, Signore, e ci prostriamo davanti a te: secondo la tua volontà, libera la terra su cui viviamo da ogni pericolo e dalla brutale rovina, prontamente allontana da essa ed elimina con la tua volontà le forze distruttive, e spandi la fresca rugiada dell’aria che nutre la vita. Maestro e Salvatore, con la tua grande potenza rinchiudi nel tuo recinto l’intera creazione, offrendo a tutti il perdono, la salvezza e la tua divina misericordia”.
Dio ci chiama, personalmente ed ecclesialmente, a una trasformazione radicale, al cui cuore sta la comune vocazione cristiana, libera da ogni particolare ermeneutica, ad “amare tutta la creazione di Dio”, come formulato da Fedor Dostoevskij ne I fratelli Karamazov.
Rev. dott. Olav Fykse Tveit
Segretario generale
del Consiglio ecumenico delle Chiese
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[1] Per un approfondimento di questo tema si veda David Hallman, The WCC Climate Change Programme, History, Lesson and Challenge, at: http://www.oikoumene.org/fileadmin/files/wcc-main/documents/p3/Climate_Change_Brochure_2005.pdf.
[2] Ibid., 57.
[3] Da “AGAPE Call to Action, 2012”: Economy of Life, Justice, and Peace for All: A Call to Action, at http://oikoumene.org.