Obsèques de don Luigi Pozzoli
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Non si possono non ricordare la sua intensa ricerca dei rapporti tra fede e letteratura, la sua collaborazione con il centro culturale «San Fedele» e con la rivista Letture; né si possono dimenticare i suoi diversi commenti al lezionario biblico festivo nei quali, in piena fedeltà all’ispirazione biblica, sapeva aprire orizzonti di luce per tutti, cristiani e non cristiani, attraverso pensieri brevissimi, quasi aforismi, parole come «frecce» (iacula) sempre cariche di tenerezza, di misericordia e di pazienza.
Di don Luigi vorrei però ricordare soprattutto l’umanità, cioè la spiritualità, quella che traspare da libri come L’abito rosso, La beatitudine del naufragio e i suoi Pensieri vagabondi... Parole in libertà e di libertà, parole del suo diario intimo (mai cronache!), nelle quali come la sua vita sia sempre stata abitata da amici, un’autentica comunione nell’amicizia. Lui così solitario, ma mai isolato, mai solo… Certamente questi amici ora sono tutti qui. Sì, siamo qui: quelli che se ne sono andati, come David Maria Turoldo, Camillo De Piaz, Nazareno Fabbretti, Ernesto Balducci, Abramo Levi, Michele Do; e noi che siamo presenti: io, amico suo e di tutti quelli che ho nominato, Angelo Casati e tanti altri tra voi...
Abbiamo vissuto l’amicizia, questo balsamo nella nostra vita di viandanti in cerca di una terra sempre lontana, noi presbiteri e monaci che amiamo cantare, come facevamo da don Michele Do: «Dov’è carità e amicizia, lì c’è Dio!». Tutti amici che amavamo incontrarci, parlarci cor ad cor, ascoltarci, stare insieme a tavola. Quante volte, parlando delle cose di Dio, che sono poi quelle dell’uomo, ascoltavamo le parole, gli apoftegmi di don Luigi, sempre un canto alla vita, al buon vino, al cibo fragrante… Don Luigi ci chiamava qui, in Santa Maria al Paradiso, anche per la sua gente, per voi suoi amici quotidiani, e finché lui ne è stato parroco sono venuto ogni anno. Per me si trattava di qualcosa di raro: in tutti questi anni ho accettato di venire a Milano a tenere incontri solo qui da lui, da don Angelo Casati a San Giovanni in Laterano e da don Erminio De Scalzi, vescovo e abate della basilica di Sant’Ambrogio.