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Domingo de Ramos e da Paixão do Senhor

 

Celebrazione eucaristica

Anno B

Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Mc 14,1-15,47

La figura del Servo del Signore, che nell’obbedienza alla parola di Dio e nella fiducia in lui trova la forza per sopportare violenze e sofferenze (I lettura), introduce alla contemplazione di Gesù nella sua passione e morte (vangelo), evento culminante del movimento di abbassamento e obbedienza del Figlio di Dio (II lettura): “Umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,8).

Il racconto marciano della passione sottolinea quell’aspetto di paradosso e di ossimoro caro al secondo vangelo. La potenza di Dio si manifesta nella debolezza umana di Gesù; la morte infamante e orrenda di Gesù lo proclama Figlio di Dio (cf. Mc 15,39); quell’uomo vilipeso, quel corpo percosso, quel volto negato (cf. Mc 14,65) è diretta rivelazione del volto di Dio. Gesù appare profeta ridotto al mutismo (cf. Mc 14,65), veggente a cui è velata la faccia (cf. Mc 14,65), re deriso (cf. Mc 15,12-13), Messia impotente (cf. Mc 15,32), Salvatore perduto (cf. Mc 15,29-32). Le immagini religiose e sacrali con cui l’uomo ammanta il divino devono passare attraverso l’impietoso vaglio della passione e della morte di Gesù perché si possa incontrare il vero volto di Dio.